Tutti gli articoli di Andrea Botti

Validazione emotiva

“Sono troppo emotiva quindi sono sbagliata”.
“Ho paura e allora non vado bene”
“Vorrei piangere ma è debolezza”
“Mi sento solo in mezzo a molti ma devo fingere perché sono io che sono altrimenti inadeguato”

Ogni emozione che provi è lecita.
Ogni vissuto è autentico.

Ecco la validazione emotiva.

Di nuovo.

Ogni emozione che provi è lecita!

Se qualcuno ti giudicherà per ciò che provi la persona sbagliata non sei tu.

Permettiti di vivere e di stare in quell’emozione.

Siamo tutti diversƏ.

C’è chi è più sensibile, chi è più emotivo, chi più introverso, chi estroverso, chi non riesce a camuffare ciò che prova e chi lo nasconde bene.

Ma questo è ciò che ci rende umani.

Sensibilità: io sento e grazie a questo sentire mi sento vivo.

Emotività: io provo un’emozione e grazie a questa emozione mi muovo verso il benessere e il rispetto dei miei bisogni, dei miei sogni.

Valida ciò che senti perché ha sempre qualcosa che riguarda te e il tuo benessere.

Il benessere psicologico sarà una naturale conseguenza di questo processo.

Validi le tue emozioni?

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Crescita personale: ci hai messo una vita a diventare chi sei

“Vorrei tornare a 16 anni con la testa di adesso” diceva un caro paziente online.

Picasso fece un ritratto improvvisato in un bar ad una fan.
Lei gli chiese: “quanto le devo?”
Lui rispose: “5milioni di dollari”

Lei: “Ma ci ha messo tre secondi!”
Lui: “ci ho messo una vita”

Ricordati che ci hai messo una vita a diventare chi sei.

Picasso ci ha messo una vita a diventare la persona che ci ha messo tre secondi a fare quel ritratto.

E questa è la nostra unicità. La meraviglia della crescita personale.

Non farti banalizzare dagli altri perché ci hai messo tanto.

E non svalutare la tua competenza perché ci è voluta una vita.

Dobbiamo valorizzarci in prima persona poiché non saranno quasi mai gli altri a farlo per primi.

Se il tuo messaggio è auto svalutante gli altri ti tratteranno così perché anche il tuo corpo sta comunicando.

Valorizza le tue risorse.

Essere umile non significa svalutarsi!

Ringrazia per un complimento anziché negarlo.

Riconosci un apprezzamento per quello che hai fatto anziché sminuirlo.

E il mondo piano piano ti tratterà diversamente.

L’autostima si inizia a costruire così: cambiando prima di tutto la narrazione interna.

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Cibo, sostanze e smartphone come regolatori emotivi

C’è chi utilizza sostanze come droga, alcol, cibo o gioco d’azzardo.
C’è chi perde il controllo della propria vita intima.
C’è chi utilizza videogiochi, binge netflix, iper utilizzo da smartphone.

Indipendentemente dal modo tutto questo genera un addormentamento delle emozioni.
Il tema dell’anestesia emotiva è centrale nel nostro tempo e nella nostra società.

Tutte queste sostanze possono diventare dei regolatori emotivi al punto di arrivare a spegnere il “sentire”.

Così abituati a consumare spazio e tempo perdiamo di vista l’istante per vivere ciò che sentiamo.
Lungi dal voler generalizzare!
Eppure chissà perché troviamo spesso dei modi creativi per spegnerci.
Come se ciò che sentissimo non andasse mai bene.
Per chi poi?

Ma perché utilizziamo queste modalità?
Io penso che tanto faccia la frustrazione che il paragone con dei canoni ideali generi nelle persone.
Sentirsi inadeguati per non aver ancora raggiunto degli standard di qualità psicovitaumani.

Queste emozioni pesano terribilmente.
Alcune persone riescono a sublimarle e trasformarle in arte e fantasia.
Altre persone fanno più fatica perché smarriscono la loro identità nel paragone continuo con ciò che si dovrebbe essere o fare.

Addirittura entriamo sul piano dell’esser-ci, dell’esistenza.
Il rischio di spegnere le emozioni è che smettiamo di muoverci nell’esistenza.
E se smettiamo di esistere rischiamo di entrare nel piano della sussistenza, in quel piano che ha più a che fare con le cose inanimate.
Infatti è proprio anestetizzando le emozioni che ci priviamo dell’anima di movimento di vita.

La danza eterna di Eros che genera vita e movimento di crescita e Thanatos che genera il sacrificio di sè per la paura di essere se stessi.

Traduciamo le emozioni in racconto e in esperienza così da cogliere il valore amico di ogni colore emotivo.
E andiamo avanti nella nostra autenticità.

Il ruolo del contesto nella crescita personale

Se l’orchidea non fiorisce a chi dai la colpa?

All’orchidea? All’ambiente?

A volte il contesto fa tutta la differenza nella propria crescita personale.

Prendi quel seme e coltivalo nel deserto: non otterrai alcun germoglio! Figuriamoci una splendida orchidea.

Prendi lo stesso seme e coltivalo in un prato rigoglioso e verrà fuori un fiore meraviglioso.

Molte volte ci ostiniamo a dare la colpa a noi stessi.

E se cambiare ambiente facesse la differenza per sviluppare il potenziale della tua crescita personale?

Magari altrove quello che fai verrebbe riconosciuto.

Magari chi sei verrebbe apprezzato.

Non considerarti sempre un’orchidea sbagliata quando non ce la fai o non sai dove andare.

Prova a cambiare ambiente!

Potresti trovare una fioritura rigogliosa e inaspettata.

Hai mai valutato di cambiare contesto per coltivare la tua crescita personale?

People pleasing

Oggi ti parlo di altruismo! Nello specifico del fenomeno del people pleasing.

Trovi il giusto equilibrio tra il dare e il rispettare i tuoi bisogni?

Esiste una forma di altruismo quasi compulsiva: il people pleasing.

Come suggerito dal termine inglese l’atto di dare è mosso dal bisogno di compiacere l’altro.

Quali sono i vantaggi?

Ridurre il rischio di conflitto, separazione e di un giudizio negativo.

E alcuni essere umani trovano in questo modello di compiacenza un meccanismo di difesa per arginare la paura di restare soli.

Dare ha un rimando sulla nostra identità: ci fa sentire bene.

Ma quando diamo troppo rischiamo di perdere di vista i nostri bisogni.

Cerca di aiutare senza farti annientare!

Ricorda che dire di no oltre un certo limite, se senti che quella situazione non ti fa bene, non significa essere una persona cattiva o egoista.

Dai finché ti va di dare ma coltiva anche quella dimensione di egoismo sano che contribuisce a farti sentire bene.

Riesci a rispettare questo delicato equilibrio tra il dare all’altro e il tuo bisogno?

O ti fai annientare dal people pleasing?

Viene a scoprirne di più sul profilo Social @psicoexplorer

Crescita personale: cambiare è un processo

“Voglio andare a New York”

“Voglio arrivare a New York”

Cosa cambia in queste due frasi?

È un sottile spostamento tra “l’andare a” e “l’andare verso”.

L’ingrediente magico della tua crescita personale.

Quante volte desideriamo qualcosa e vogliamo subito realizzarlo?

Voglio andare a…

Voglio raggiungere questo…

Ti invito con il cuore a fare uno switch di mindset.

Coltiva “l’andare verso”.

“L’andare a” ti farà felice soltanto al raggiungimento del traguardo.

“L’andare verso” ti farà innamorare del percorso e del viaggio che farai per raggiungere il traguardo.

Anche se questo viaggio sarà faticoso!

Quale assetto mentale coltivi?

Manipolazione nella relazione tossica

Se ti dice A e il contrario di A e poi dice che non hai capito.

Ecco questa è la manipolazione e puoi viverla all’interno di una relazione tossica.

È qualcosa che condivido spesso nelle sedute online.

Chi manipola non sa di manipolare (quantomeno non sempre) e chi viene manipolato non si accorge di essere manipolato.

Ma se arrivi a sentirti in confusione perché i rimandi del tuo interlocutore sono tutto e il contrario di tutto ecco che potresti essere in una dimensione manipolatoria.

E come si fa a uscirne o a prenderne consapevolezza?

Dobbiamo spostarci su di te, su ciò che provi e sulle tue sensazioni anche corporee.

E validarle!

Se ci sposteremo sull’altro verremo sballottati dalle sue parole e dai suoi comportamenti.

Se ci ancoreremo ai nostri bisogni allora troveremo la bussola del benessere.

Tu sposti il focus su di te o sull’altro?

Relazioni affettive: io contro di te o noi contro il problema?

Ho letto il contenuto di una collega che mi ha mosso queste riflessioni sulle relazioni affettive.

Approfitto per salutarti @sabrina_ciccarelli_psicologa

Non riuscire a disinnescare: parlava di conflitto di coppia ma non solo e di quanto oggi nessuno disinneschi per portare avanti a spada tratta il torto e la ragione.

Ma questo non permette alla relazione di creare ma invece di distruggere.

La frase che mi ha smosso questo spunto è questa: nella tua relazione e intendo qualunque relazione affettiva spostati da “tu contro di lui” o “tu contro di lei” a “voi contro il problema”.

Questa prospettiva fa tutta la differenza.

“Io contro di te” genera escalation e allontana!

“Noi contro il problema” genera intimità, reciprocità, alleanza e relazione.

In questa dimensione si riscopre il perché si desidera andare in una certa direzione.

Quale posizione mantieni nelle relazioni?

Dimmi la tua nei commenti.

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Individualità nella relazione di coppia

Stai con una persona per quello che provi o per quello che l’altro ti dice di provare?

Sposta il focus su di te per non perderti nella relazione di coppia!

Coltivi la tua individualità?
O sacrifichi tutto per la relazione?

Pensa a quell’amico o quell’amica che una volta impegnato scompare.

Non lo vedi più!

O ancora ai sogni che una persona coltiva e che trovano sempre meno spazio una volta ingaggiati nella relazione affettiva.

Ma siamo sicuri che una relazione debba necessariamente eliminare la tua individualità?

Relazione significa reciprocità e condivisione è vero.

Occorre negoziare!

Ma non metterti da parte, mai!

Altrimenti il rischio sarà quello di perderti e coglierti nell’altro.

E questo alla fin fine ti farà soffrire.

Difendi la tua individualità nella coppia?

Il rimuginio cambia il senso

Quando rimugini tendi a estrapolare un frammento di esperienza decontestualizzata e inizi a creare una sovrastruttura che darà luogo ad un vero e proprio albero delle possibilità.

Se…

Ma…

Quindi…

Un loop senza fine perché viene meno il contesto.

Quel frammento di esperienza (un comportamento inadeguato?) potrà cambiare valore in base al contesto in cui è avvenuto.

Se faccio una seduta in costume da bagno è un problema.

Ma al mare in vacanza il costume sarà adeguato.

Ogni volta che rimugini ti decentri dal contesto e perdi il significato.

Senza contesto tutto cambia forma, sembianza, senso.

Occhio quindi al giudice interiore 👁️

Questo tirerà le somme e ti giudicherà come adeguatə o inadeguatə sulla base di un significato decontestualizzato.

Quindi?

Fidati dell’esperienza!

Se quello che hai vissuto è stato bello e il tuo interlocutore era a suo agio allora è andato tutto bene.

Rimuginare ex post ti porterà a criticarti per quel tuo comportamento decontestualizzato e cambierà totalmente senso.

Il contesto serve per comprendere.

E per significare una storia.

Senza contesto il senso viene meno: anche per una storia di vita.

Tendi a rimuginare decontestualizzando tutto?

Dimmi cosa ne pensi.

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